Quattro adolescenti operati in pochi mesi con questa tecnica innovativa dall’équipe di chirurgia pediatrica dell’IRCCS AOU Meyer

Protesi stampate in 3D in materiale completamente riassorbibile per quattro adolescenti con petto escavato operati dall’equipe di chirurgia pediatrica dell’IRCCS AOU Meyer di Firenze. La malformazione nella maggior parte dei casi non comporta disturbi funzionali, ma viene vissuta come un difetto estetico impattante, con ricadute psicologiche.

Il Meyer riporta come sia la prima volta in Europa che viene utilizzata una protesi sternale completamente riassorbibile. La protesi è stata stampata in 3D con un particolare materiale appunto riassorbibile: su di essa sono state innestate cellule adipose prelevate dalla coscia degli adolescenti e l’organismo l’ha incorporata. In tutti i casi la dimissione è avvenuta in seconda giornata post-operatoria e i pazienti in meno di una settimana sono tornati alla loro vita normale senza complicazioni.

La tecnica messa a punto al Meyer è sperimentale e i quattro casi sono inseriti in un trial che utilizza lo stesso dispositivo testato anche su pazienti adulti presso il Princess Alexandra Hospital di Brisbane, in Australia. Per arrivare all’approvazione a livello ministeriale del trial e poter cominciare lo studio (che prevede un follow up per 2 anni di tutti i casi, e ne sono previsti 10 in totale, c’è stato un corposo lavoro del Comitato Etico Pediatrico della Regione Toscana.

“Abbiamo cominciato a lavorare al futuro della chirurgia ricostruttiva: questo è un ulteriore, grandissimo, passo in avanti perché al Meyer, adesso la stampa 3D viene usata per la realizzazione di protesi che si integrano completamente nell’organismo, e non solo per stampare modelli preparatori o protesi 3D ‘classiche’. L’utilizzo di protesi 3D riassorbibili ha per i nostri piccoli pazienti tantissimi vantaggi: gli interventi sono meno invasivi e negli organismi non rimangono corpi estranei, riducendo i rischi di rigetto ed infezioni”, ha raccontato Flavio Facchini, specialista in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva, che ha guidato in sala i chirurghi del Meyer. “In un futuro prossimo contiamo di poter utilizzare la stessa tecnica anche per la chirurgia di altre patologie, come la sindrome di Poland, i difetti della parete toracica anteriore e i tumori di quell’area”.