Il professionista sanitario della riabilitazione ha un ruolo chiave per il recupero di abilità perse ma anche il raggiungimento di obiettivi di autonomia

Nei casi di ictus pediatrico, il terapista occupazionale ha un ruolo chiave per aiutare i bambini non solo a recuperare le abilità perse, ma anche, in alcuni casi, a raggiungere quell’autonomia che non ancora raggiunta data la precocità dell’evento. A sottolineare il ruolo di questa figura professionale è l’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale (A.L.I.Ce. Italia Odv).

Nella maggior parte dei casi l’ictus cerebrale pediatrico richiede una presa in carico riabilitativa multidisciplinare complessa, per favorire il massimo livello di partecipazione possibile a tutte le attività quotidiane, migliorando la qualità della vita. Il terapista occupazionale rappresenta una figura chiave nell’ambito dell’età evolutiva, e in particolare nell’ictus pediatrico, quando improvvisamente bambini o ragazzi non riescono più a svolgere alcune attività per loro fondamentali nella costruzione della loro personalità e, in alcuni casi, non solo devono recuperare abilità perse ma anche raggiungerne altre che, se l’ictus è stato precoce, non avevano ancora acquisito nel percorso evolutivo.

“Rabbia, frustrazione, depressione, senso di isolamento e paura per il futuro sono sentimenti spesso presenti nelle persone colpite da ictus, soprattutto se si tratta di adolescenti. Riappropriarsi della propria autonomia, anche se in una forma diversa rispetto a quella sperimentata prima dell’ictus, ha ricadute positive sulla qualità di vita non solo del bambino/ragazzo ma anche della famiglia”, afferma Marta Bertamino, Dirigente medico, specialista in Pediatria, UOC Medicina Fisica e Riabilitazione dell’IRCCS Ospedale Gaslini di Genova. “Il terapista occupazionale può aiutare il bambino, i caregiver e le comunità attraverso un supporto educativo alle autonomie e alla promozione del senso di competenza”.

Partecipazione, autonomia, inclusione

Un intervento, quello del terapista occupazionale, da avviare precocemente nei casi in età evolutiva, differenziandolo in base a esigenze, età, quadro clinico. Il tutto integrato con le altre professionalità riabilitative e assistenziali nell’identificare ausili, posizionamenti corretti per favorire l’allineamento posturale, accompagnamento al rientro presso l’abitazione e i diversi ambienti di vita, con valutazione dell’accessibilità di casa, scuola e ambienti sociali, e così via.

I tre elementi fondamentali analizzati preliminarmente dal terapista occupazionale sono: la persona (con il suo background emotivo, cognitivo, spirituale e le caratteristiche fisiche), l’occupazione (attività che svolge nel suo contesto) e l’ambiente (dal punto di vista sia fisico sia sociale). Lo spazio di realizzazione di quella che viene chiamata performance occupazionale è dato dall’intersezione di questi tre sistemi.

Conclude Andrea Vianello, Presidente di A.L.I.Ce. Italia Odv: “Partecipazione, autonomia e inclusione sono le parole chiave soprattutto quando si tratta di bambini o adolescenti e, in questo, l’intervento del terapista occupazionale è di cruciale importanza in una situazione così complessa come quella causata dalla disabilità post ictus”.