Sonno leggero, risvegli notturni frequenti, difficoltà nell’addormentamento, maggiore “dipendenza” dal contatto con il genitore fin dalla ninna nanna. I disturbi del sonno sono una delle maggiori problematiche, e tra le più recenti, poste all’attenzione dei counsellor da parte di giovani genitori.

Come rispettare i bisogni dei neonati nel momento che precede il sonno e durante la notte; quali comportamenti adottare per non favorire l’innesco di dinamiche potenzialmente nocive per la crescita dei piccoli; quale lettino scegliere per favorire il buon sonno e la vicinanza mamma-bambino? “Il lattante e il suo lettino” sono stati i temi trattati nel corso della relazione di Isabella Sciarretta (nella foto), counsellor presso l’Associazione Melograno di Verona, centro informazione maternità e nascita, vicino ai genitori soprattutto nei primi 1000 (mille) giorni di vita nell’ambito del 28° Convegno Pediatrico “I Pinguini” (Firenze, 10-11 Novembre).

Il lettino

Non è una semplice “culla” in cui fare riposare il bambino. «Il lettino – spiega Sciarretta – rappresenta una precisa scelta dei genitori rispetto al sonno del loro bambino, spesso condizionata da diversi fattori: abitudini e contesti di vita, anche ambientali, determinanti sociali e culturali, compreso quello correlati al contesto storico e geografico. La condivisione del sonno genitori-figli data, infatti, dalle origini dell’umanità: attraversando le diverse tradizioni nazionali e non, questa “metodica” è sempre apparsa come la più sicura e tranquillizzante sia per il genitore che per il bambino, soprattutto al di sotto dei 3 anni di età.

Almeno fino alla metà ‘800 quando avviene un primo cambiamento importante: si è infatti iniziato a pensare che separare gli adulti tra loro e gli adulti dai bambini fosse più igienico. La nostra epoca è quindi figlia di una cultura relativamente recente che ha adottato l’abitudine di letti diversi e stanze diverse per bambini sani, da 0-6 anni».

 

Il cambiamento negli stili di accudimento

A fronte di questa separazione dello spazio fisico dedicato al sonno, si sta assistendo invece a un accudimento sempre più orientato – specie nelle nuove generazioni, seppure con variabilità regionali – al maternage ad alto contatto (o attachment parenting), ovvero al contatto con il corpo della mamma (o di altro caregiver). Una pratica approvata anche da studi di psicologia e pedagogia che confermano la vicinanza, pelle a pelle, genitore-bambino come la risposta migliore e più efficace ai bisogni del neonato.

Incide poi sulla scelta della vicinanza una terza variabile: l’allattamento al seno, raccomandato anche dall’OMS come la forma di alimentazione più naturale, empatica, migliore per la salute dei bambini, da prolungare laddove possibile come scelta nutrizionale prioritaria anche dopo i 6 mesi e l’introduzione di cibi complementari e fino a quando mamma e bambino/a lo decidono. «Pertanto anche in funzione di queste indicazioni, sempre più genitori stanno scegliendo un accudimento prossimale – prosegue Sciarretta – come il baby wearing, la fascia, il marsupio tutte forme di accudimento che si fondano sulla vicinanza/contatto prolungato con il corpo del caregiver quale modalità che aiuta il bambino a sentirsi meglio, protetto fisicamente e psicologicamente, offrendogli fin dalla culla gli strumenti per acquisire maggiore sicurezza nell’affrontare i passaggi della vita, perché emotivamente sostenuto».

 

In Italia, come dormono i bambini?

Non vi è un’unica modalità; le evidenze dimostrerebbero che i piccoli dormono nel letto di mamma e papà o nel proprio lettino, nella camera dei genitori o nella propria, in relazione all’età, ma anche alle diverse aspettative e abitudini dei genitori, più “libere” rispetto al passato, ovvero sembra mancare un giudizio morale sulla condivisione del lettone, ma anche di attenzione rispetto ad alcuni fattori rischio che potrebbero abbassare la soglia di sicurezza per i piccoli.

Tra questi, ad esempio, il genitore fumatore, iperteso, che fa uso di farmaci e/o alcool, obeso. Condizioni spesso sottovalutate ma richiamate, invece, all’attenzione dalle Linee Guida dell’American Academy of Pediatrics (AAP) del 2022 «Mentre la condivisione del lettone è “ammessa ma con grande cautela” in alcuni particolari contesti – precisa Sciarretta – si raccomanda di vigilare sempre sull’inclinazione del letto, sulla presenza di peluche o di altri giocattoli all’intorno, sia di altre persone, i fratelli maggiori nel lettone o l’assenza di una figura adulta che vigili sui piccoli».

 

Le proposte del mercato

Nel rispetto dell’accudimento prossimale il mercato offre varie soluzioni di lettino. Tra queste, la Next-to-me, un letto da porre all’altezza di quello dei genitori in modo da creare una sorta di penisola accanto a mamma e papà su cui è adagiato il bambino; la cesta montessoriana, che può essere collocata sul letto nel rispetto di tutti gli standard di sicurezza, il Baby nest, di provenienza anglosassone, simile alla cesta montessoriana, non di vimini e dal bordo arrotondato molto alto, da posizionare sul lettone o il Letto montessoriano per bambini più grandi. «Tutte soluzioni – conclude Sciarretta – giudicate dai genitori positive per le scelte di vita quotidiana e la relazione mamma-genitore-bambino».

 

Bibliografia

Moon RY, Carlin RF, Hand I, The Task Force in sudden infant death syndrome and the Committee on fetus and newborn. Sleep-Related Infant Deaths: Updated 2022 Recommendations for Reducing Infant Deaths in the Sleep Environment. Pediatrics, 2022, 150(1):e2022057990. Doi: 10.1542/peds.2022-057990.