Una ricerca condotta in Italia ha valutato casi di Malattia di Kawasaki e di Sindrome Multi Infiammatoria durante la prima ondata della pandemia da SARS-CoV-2

Bambini con Malattia di Kawasaki e Sindrome Multi Infiammatoria durante la prima ondata della pandemia: le due patologie sono state messe a confronto in un lavoro multicentrico nazionale, promosso dalla Clinica Pediatrica dell’IRCCS Materno Infantile “Burlo Garofolo” insieme con la Clinica Pediatrica di Brescia.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Pediatric Rheumatology, ha analizzato 149 pazienti, 53 con sindrome multi-infiammatoria sistemica e 96 con Malattia di Kawasaki: è stato così visto che i primi avevano un’età media maggiore, più probabilità di avere bisogno della terapia intensiva pediatrica e di ventilazione polmonare e di avere sintomi clinici gastro-intestinali e/o polmonari e una miocardite o un’insufficienza cardiaca.

“I nostri esami di laboratorio hanno evidenziato come la sindrome multi-infiammatoria sistemica si caratterizzasse per degli indici di flogosi più elevati, una linfopenia, una piastrinopenia, una ferritinemia più elevata e un aumento degli enzimi cardiaci (troponina, Bnp)”, ha spiegato Andrea Taddio, dirigente medico della Clinica Pediatrica dell’IRCCS Materno Infantile “Burlo Garofolo”. “Particolarmente significativo, poi, il fatto che la percentuale di pazienti positiva al SARS-CoV-2 era nettamente più alta nella popolazione con sindrome multi-infiammatoria (75%) rispetto alla popolazione affetta da Malattia di Kawasaki (20%) confermando la correlazione tra SARS-CoV-2 e Sindrome Multi-Infiammatoria”.

Fra i casi analizzati non ci sono stati decessi e gli esiti cardiologici a distanza sono stati pochi e senza rilevanza clinica. I casi di sindrome multi-infiammatoria sono stati trattati per la maggior parte con immunoglobuline endovena e cortisone, e alcuni da subito con inibitore di Interleuchina 1 (per quadro grave o risposta scarsa al trattamento di I livello). Sottolinea ancora Andrea Taddio: “I casi di sindrome multi-infiammatoria sono comunque pochi e il problema è, di conseguenza, raro; tuttavia, un riconoscimento precoce del problema e l’avvio tempestivo del trattamento permette una risposta rapida e una guarigione senza ulteriori significativi danni”.

Conclude Egidio Barbi, direttore della Clinica Pediatrica dell’IRCCS: “L’interesse scientifico da parte del Burlo Garofolo non solo per questa forma super-infiammatoria che segue, nei bambini, l’infezione da Sars-Cov-2, ma per molti altri aspetti pediatrici del COVID continua e i nostri database collaborativi sono ancora aperti”.

Il tema è sviluppato nel corso ECM online Update in reumatologia pediatrica scarica gratuitamente un caso clinico estratto dal corso