Il neonato “late preterm”

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Aspetti nutrizionali e metabolici

Tale popolazione di neonati presenta frequentemente una serie di problematiche caratteristiche, conseguenti alla non completa maturazione degli organi. L’alimentazione rappresenta senz’altro il più comune problema nei LP. A causa della loro immaturità, infatti, essi hanno una suzione meno valida o non coordinata con la deglutizione e il respiro. I vantaggi del latte materno nei nati pretermine sono ormai indubbi, ma intraprendere l’allattamento al seno è, in questi casi, più problematico rispetto al nato fisiologico, soprattutto se la dimissione avviene precocemente. La suzione meno efficace, infatti, stimola meno la produzione di latte; inoltre le madri che partoriscono a quest’epoca di gestazione presentano spesso condizioni che possono ritardare la lattogenesi, quali: ipertensione, diabete, obesità, terapie farmacologiche, taglio cesareo. La situazione diventa ancora più complessa se madre e figlio vengono separati quando il neonato necessita di accertamenti, accessi venosi, fototerapia. È spesso la combinazione di più fattori che porta al fallimento dell’allattamento al seno proprio in questi piccoli che possiedono minori riserve energetiche e maggiori richieste metaboliche. Nelle realtà in cui la dimissione precoce è la regola, i LP sono esposti  a rischio di disidratazione e i tassi di re-ospedalizzazione sono molto elevati. L’Academy of Breastfeeding stabilisce chiare linee guida per l’alimentazione del late preterm incoraggiando l’allattamento materno: è importante che la prima poppata al seno possa avvenire entro un’ora dalla nascita; è opportuno attuare il rooming in, anche nel caso in cui siano necessarie terapie antibiotiche o fototerapia. Per consolidare il rapporto madre-neonato e per favorire l’allattamento, può essere utile la Kangoroo Mother Care o marsupio terapia che, oltre a favorire l’attaccamento, consente anche di stabilizzare la temperatura corporea, utilizzando come fonte di calore il grembo materno. La problematica dell’instabilità termica, causata dalla scarsa presenza di grasso sottocutaneo, dall’epidermide immatura e dall’alto rapporto superfice corporea/massa, deve essere tempestivamente affrontata, dopo un’accurata asciugatura del neonato stabile, favorendo il contatto skin-toskin con la madre, con l’avvolgimento in più coperte e con il posizionamento di un cappello. Se la temperatura corporea è inferiore a 36,5°C il contatto skin-to-skin con la madre, l’infant warmer o la termoculla rappresentano le situazioni ideali. Mantenere una temperatura adeguata aiuta, inoltre, il neonato a regolare l’utilizzo di energia, e di conseguenza il metabolismo glucidico . Il metabolismo energetico del LP, alterato per le scarse scorte di glicogeno e per l’immaturità delle funzioni epatiche, richiede una valutazione rapida del livello di glicemia e un’alimentazione precoce. La prima glicemia deve essere valutata entro un’ora di vita e controlli successivi sono da prescrivere se il primo valore è alterato, se il neonato è sintomatico o si manifesta intolleranza dell’alimentazione. Il neonato LP clinicamente stabile dovrebbe essere alimentato entro un’ora di vita e successivamente con intervalli non superiori alle tre ore. L’alimentazione precoce, inoltre, aiuta nella prevenzione dell’ittero. I LP, a causa dell’aumentata produzione di bilirubina e ridotta capacità di eliminazione, presentano un rischio 2 – 4 volte superiore rispetto al nato a termine di sviluppare iperbilirubinemia e hanno valori sierici di bilirubina più elevati a 5-7 giorni (il rischio è inversamente correlato all’età gestazionale). Degenze brevi (inferiori a 48 ore) non sono raccomandate per i LP e l’American Academy of Pediatrics raccomanda uno stretto follow up dopo la dimissione per identificare i neonati a rischio di iperbilirubinemia grave e iniziare la fototerapia tempestivamente. L’ittero rappresenta la principale causa di re-ospedalizzazione nella prima settimana di vita postnatale. Altro importante motivo di re-ospedalizzazione è rappresentato dalle infezioni a causa dell’immaturità del sistema immunitario e del minor passaggio di anticorpi materni che attraversano la placenta soprattutto nell’ultima parte della gravidanza. Si stima che i LP vengano screenati per sospetta sepsi 3 volte più frequentemente rispetto ai nati a termine; il 30% dei LP riceve terapia antibiotica per 7 giorni. Quelli ricoverati in terapia intensiva sono inoltre a maggior rischio di infezioni nosocomiali.