Minori e web, forza e fragilità dei nativi digitali

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I rischi dei social: dai LIKE al cyberbullismo

L’adolescente vive con grande fascinazione l’identità di gruppo ed è costantemente alla ricerca dei coetanei per condividere attività, opinioni ed esperienze. I social network, a partire da Facebook con il suo miliardo e 280 mila utenti attivi, Instagram, WhatsApp fi no all’ultimo arrivato Ask.fm, un social molto popolare tra gli under18, rappresentano il territorio privilegiato dove i ragazzi esprimono la propria personalità, cercano approvazione, liberano istinti. Ed è su questo fronte che la forbice tra le competenze degli adulti e quelle dei giovani si allarga: «Prima di Internet la cerchia di amicizie che gravitava intorno a un adolescente era piccola e spesso nota alla famiglia» dice Corsello. «L’ampiezza e la natura dei gruppi virtuali rende impossibile monitorare le relazioni e ciò favorisce le infiltrazioni da parte di adulti che, fingendosi coetanei, possono avere cattive intenzioni. Il pediatra, conquistata la fiducia del ragazzo, può esercitare un ruolo di mediazione nel proporre regole sul tempo da dedicare alla navigazione e su come evitare le insidie». «I genitori provano a dare limiti ma gli smart phone hanno sparigliato le carte» sottolinea Tucci. «Con il personal computer di casa era sufficiente l’inserimento di una password, o il monitoraggio della cronologia, per tenere sotto controllo la situazione. Con gli smart phone si è sgretolato l’argine quantitativo e qualitativo della connessione rendendo i genitori impotenti e ignari rispetto alle attività che i propri fi gli svolgono in Rete». I teen-ager italiani hanno quasi del tutto abbandonato Facebook, dove mantengono aperto un profilo che rassicura i genitori con cui condividono l’amicizia, privilegiando Ask.fm, una sorta di Far West dove gli adulti sono banditi, dove è lecito postare contenuti in forma anonima in assenza di censura, dove la persecuzione online potrebbe essere stata la causa di alcuni suicidi di giovanissimi. «Gli adolescenti amano diventare popolari e sono molto stimolati da Ask.fm anche se sono più esposti a minacce e attacchi personali. Da un lato c’è il gusto per la provocazione, dall’altro c’è il narcisismo tipico di questa età che si nutre di autoscatti provocanti, i famosi selfie, spesso ritoccati per mascherare le imperfezioni fi siche vissute come penalizzanti nel mondo reale». Sono soprattutto le ragazze a utilizzare i tutorial su Youtube per modificare le foto e sembrare più snelle, assottigliare la vita e allungare le gambe. «Quando il social è un’esperienza pedagogicamente costruttiva e controllata può diventare uno strumento positivo. Alcuni adolescenti, però, investono tantissimo nel mondo virtuale dove hanno l’opportunità di celare frustrazioni e debolezze» rimarca Favaretto. «Se però anche l’immagine virtuale fallisce, se i giudizi sul social diventano violenti e distruttivi la sofferenza rimane reale soprattutto quando il Web è l’unico mondo sui cui il ragazzo ha investito per creare relazioni». «Attraverso la perversa macchina dei LIKE i ragazzi ricevono gli apprezzamenti desiderati, chi ne colleziona pochi è un emarginato e diventa bersaglio dei cyberbulli» continua Tucci. «Tutti ammettono che sia una stupidaggine, ma soffrono profondamente e non riescono a uscire dal meccanismo. Basti pensare che Ask.fm offre la possibilità di bloccare gli interventi anonimi, evitando il 90 per cento degli insulti e delle minacce, ma nessuno attiva l’opzione perché la sfi da, e il divertimento, è essere sollecitati in maniera provocante e provocatoria. Il gioco funziona fi no a quando emerge una fragilità nella vita reale verso la quale il social network funge da detonatore». Per non lasciare soli i ragazzi, il Laboratorio Adolescenza ha attivato una pagina aperta su Ask. fm, raccogliendo oltre mille richieste.

Cyberbulli dal dottore

«Il cyberbullismo è il nuovo modo per veicolare l’aggressività per immagini» spiega Federico Tonioni coordinatore dell’Ambulatorio del Policlinico universitario Gemelli di Roma dedicato alle dipendenze da Internet, alla cura psicologica e all’ascolto delle vittime del cyberbullismo, in collaborazione con la Polizia Postale. «In 5 anni di lavoro abbiamo trattato oltre 600 pazienti, il 90 per cento di età compresa tra i 12 e i 24 anni. Il bullismo in rete è un fenomeno in crescita, una delle principali angosce dei ragazzi, su cui si può intervenire con sedute di psicoterapia individuali e di gruppo che offriamo non solo alle vittime ma, da febbraio, anche agli autori delle persecuzioni. Nell’ambulatorio si lavora sulla capacità di gestire l’aggressività e sull’affettività, insegnando ai bulli a diventare empatici. Le vittime invece saranno sostenute nel loro percorso di rafforzamento verso gli insulti in rete, provando a liberare le emozioni. Abbiamo aperto anche uno spazio dedicato all’ascolto dei genitori».

1 COMMENTO

  1. La Net Generation non comprende come nella Rete si rispecchi il mondo reale con le sue luci e le sue ombre. La capillarità del web consente il proliferare della pedofilia attraverso il grooming, adescamento online di giovani vittime, o attraverso i siti che promuovono la “pedofilia culturale”, inneggiante alle pratiche pedofile descritte come esperienze ideologicamente positive. La tecnologia ha semplificato tutto e isolato tutti: la maggior parte dei minori naviga senza il controllo di un adulto, imbattendosi in scene sempre più violente, e accessibili con un click, di sesso estremo come quello rappresentato negli snuff video, dove la vittima risulta essere torturata oppure uccisa dal suo carnefice. Spesso, invece, è il giovane l’autore di immagini e video a sfondo sessuale di cui, una volta messi in rete, perde il controllo: è il caso del sexting attraverso il quale si rendono pubbliche su Internet situazioni di intimità a volte, come accade nel porn revenge, con un ex partner al fine di vendicarsi per l’abbandono. L’educazione sessuale dei giovani, sempre più virtuale, passa ormai attraverso siti a luci rosse come YouPorn che, dalla sua nascita, ha totalizzato oltre 93 miliardi di visualizzazioni. Sta dilagando, inoltre, il fenomeno delle ragazze che si mettono in vendita, senza percepire la mercificazione del loro corpo, attraverso gli oltre 5 milioni di video amatoriali oppure per mezzo delle webcam chat. E ancora, online esistono oltre 300mila siti pro-Ana e pro-Mia che istigano a pratiche alimentari pericolose. Immagini di magrezza malata hanno invaso social network come Instagram, dove foto di corpi scheletrici raccontano l’anoressia meglio delle parole e nutrono lo spirito di emulazione di chi si ispira alla dea Ana. La rete amplifica anche il fenomeno del bullismo fra i giovani che postano commenti diffamatori, sovente in forma anonima come avviene sulla piattaforma sociale Ask spingendo, come già accaduto, al suicidio delle giovani vittime. Tutte situazioni alimentate anche dalla scarsa attenzione di insegnanti e genitori verso il mondo del web che, sovente, rifiutano a priori comportandosi da cyber struzzi e lasciando i giovani in balia di questo mare magnum virtuale ricco di insidie reali. E’ necessario abbattere il muro che separa il mondo adulto, quello dei migranti digitali nati in un mondo analogico e cartaceo, dai digital kids che parlano il linguaggio digitale e sanno destreggiarsi nell’universo virtuale senza, però, le dovute misure precauzionali. Diventa un’esigenza improcrastinabile sensibilizzare sui pericoli nascosti nella Rete, per evitare che da formidabile strumento conoscitivo, si trasformi in trappola per pesciolini sprovveduti e poco attenti alla web reputation.
    Avv. Ilaria Caprioglio

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