Minori e web, forza e fragilità dei nativi digitali

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Danni da rete

«Se nell’ambito dell’infanzia e dell’adolescenza non si può parlare di dipendenza da Internet, questo nuovo modo di pensare e comunicare può avere dei risvolti patologici» spiega Tonioni. «Nei ragazzi il disagio mediato dal Web si esprime con il sintomo del ritiro sociale, ovvero con la difficoltà a entrare il relazione fi sica con i coetanei, un comportamento che ha radici profonde ed è correlato con il cyberbullismo. Nel nostro ambulatorio curiamo ragazzi abituati a giocare fi no a 16 ore al giorno, eroi della Rete ma allo stesso tempo individui deboli, isolati dal mondo per il timore di subire vessazioni» (vedi il riquadro “Cyberbulli dal dottore”). «In Giappone il fenomeno della sindrome di Hikikomori, o dei ragazzini che si allontanano da tutti per vivere esclusivamente nella realtà virtuale, è diffusissimo» sottolinea Favaretto. «In Italia interessa circa 250 mila adolescenti che utilizzano chat, social network, giochi di ruolo online per creare una barriera ed esprimere ribellione verso una famiglia assente, incapace di interpretare il loro disagio emotivo. Nel nostro studio avevamo stabilito un valore soglia di quattro ore al giorno dedicate alla consolle o al Web oltre le quali ci sono effetti negativi per la salute. Trascorrere troppo tempo in Rete riduce gli interessi verso altre attività e porta a un calo di socializzazione nella vita reale. Nel ragazzo si può produrre una dissociazione mentale, simile al sogno, tra mondo reale e virtuale che impatta sul suo sviluppo, favorendo l’insorgenza di alcune patologie come disturbi del comportamento, aggressività, fobie, pensieri ossessivi, ansia e depressione». Un uso eccessivo dei dispositivi elettronici può comportare conseguenze clinicamente rilevanti sia dal punto di vista fisico sia psicologico: «Le principali sono turbe del sonno perché i ragazzi vanno a letto dopo le undici di sera e dormono con il cellulare sotto il cuscino con cui possono continuare a navigare indisturbati, alterazioni del tono dell’umore, tendenza all’abuso di alcol, fumo e droghe, sovrappeso, obesità o anoressia. È dimostrato che nei soggetti più deboli Internet può fungere da fattore scatenante di comportamenti psicopatologici» spiega Corsello. Il senso del limite Dall’indagine Sip 2012 emergeva un dato allarmante: un tredicenne su tre passava tra le 10 e le 11 ore tra la sedia e la poltrona, incarnando la cosiddetta generazione degli “sdraiati” a cui Michele Serra ha dedicato un libro best seller. «Nel conto totale delle ore rientrava il tempo a scuola, quello dedicato allo studio, ai pasti, alla TV, alle chiacchiere sul divano, ai videogiochi e alla Rete» spiega Tucci. «In passato l’utilizzo del pc imponeva di rimanere seduti alla scrivania, con la diffusione dei dispositivi portatili si esce più spesso ma il tempo libero rimane condizionato dalle attività sul Web. Se la grandissima maggioranza dei bambini delle elementari svolge attività fi sica in maniera adeguata, durante l’adolescenza la pratica sportiva viene spesso abbandonata, soprattutto dalle femmine. Non possiamo dare tutta la colpa a Internet anche se il Web ha aggravato la tendenza alla sedentarietà». «L’uso dei mezzi informatici non deve sostituirsi all’attività fi sica ma integrarsi con le altre previste per il tempo libero» raccomanda Corsello. «Ci vuole buon senso, sicuramente i genitori devono imporre un limite serale, vietare l’uso dello smart phone durante la notte e nel corso dei pasti, cercando di far maturare nel ragazzo la consapevolezza che troppo Web può nuocere al suo sviluppo e alla sua salute. I più piccoli non vanno lasciati da soli davanti alla TV o a giocare con il tablet. In più occorre insegnare al bambino a non dare i propri recapiti in Rete, stimolandolo con domande sulla sua navigazione e accompagnandolo qualche volta sul Web». «Il pediatra ha il compito di capire quanto pesa la Rete nella vita del suo paziente, se la mattina fa fatica ad alzarsi perché è rimasto collegato tutta la notte, se non fa i compiti, se si è isolato socialmente, se esiste uno scollamento tra l’immagine del figlio raccolta dai genitori» dice Favaretto. «Gli adulti dovrebbero richiamare l’adolescente alle attività del mondo reale, cercando di mediare tra permessi e divieti». «Porre limiti veicola la presenza genitoriale e provoca frustrazione nei fi gli» conclude Tonioni. «Frustrazioni che servono a crescere nella misura in cui i bambini e i ragazzi riescono a tollerarle. La fatica del genitore è dare regole ed essere disponibile al confronto, imparando a chiedere scusa quando necessario, senza perdere la fiducia. Il confronto comporta tempo, ma il tempo che un adulto dedica a un ragazzo corrisponde a quello che lui non trascorre davanti al monitor. Le distanze tra adulti e nativi digitali si colmano con la curiosità, non con il controllo».

Un corpo estraneo su Ask.fm

«Da alcuni mesi Laboratorio Adolescenza ha aperto un profilo sul famigerato social network Ask.fm» afferma Maurizio Tucci. «In maniera inattesa l’iniziativa ha riscosso molto successo. Abbiamo ottenuto oltre mille richieste da parte dei ragazzi, che hanno avuto così l’opportunità di interloquire con un’associazione che si occupa di adolescenti in maniera professionale. Tante domande interessanti, alcune banali, ma comunque la prova che la maggior parte degli adolescenti non ha a disposizione un adulto di riferimento con cui confrontarsi nella vita reale».

1 COMMENTO

  1. La Net Generation non comprende come nella Rete si rispecchi il mondo reale con le sue luci e le sue ombre. La capillarità del web consente il proliferare della pedofilia attraverso il grooming, adescamento online di giovani vittime, o attraverso i siti che promuovono la “pedofilia culturale”, inneggiante alle pratiche pedofile descritte come esperienze ideologicamente positive. La tecnologia ha semplificato tutto e isolato tutti: la maggior parte dei minori naviga senza il controllo di un adulto, imbattendosi in scene sempre più violente, e accessibili con un click, di sesso estremo come quello rappresentato negli snuff video, dove la vittima risulta essere torturata oppure uccisa dal suo carnefice. Spesso, invece, è il giovane l’autore di immagini e video a sfondo sessuale di cui, una volta messi in rete, perde il controllo: è il caso del sexting attraverso il quale si rendono pubbliche su Internet situazioni di intimità a volte, come accade nel porn revenge, con un ex partner al fine di vendicarsi per l’abbandono. L’educazione sessuale dei giovani, sempre più virtuale, passa ormai attraverso siti a luci rosse come YouPorn che, dalla sua nascita, ha totalizzato oltre 93 miliardi di visualizzazioni. Sta dilagando, inoltre, il fenomeno delle ragazze che si mettono in vendita, senza percepire la mercificazione del loro corpo, attraverso gli oltre 5 milioni di video amatoriali oppure per mezzo delle webcam chat. E ancora, online esistono oltre 300mila siti pro-Ana e pro-Mia che istigano a pratiche alimentari pericolose. Immagini di magrezza malata hanno invaso social network come Instagram, dove foto di corpi scheletrici raccontano l’anoressia meglio delle parole e nutrono lo spirito di emulazione di chi si ispira alla dea Ana. La rete amplifica anche il fenomeno del bullismo fra i giovani che postano commenti diffamatori, sovente in forma anonima come avviene sulla piattaforma sociale Ask spingendo, come già accaduto, al suicidio delle giovani vittime. Tutte situazioni alimentate anche dalla scarsa attenzione di insegnanti e genitori verso il mondo del web che, sovente, rifiutano a priori comportandosi da cyber struzzi e lasciando i giovani in balia di questo mare magnum virtuale ricco di insidie reali. E’ necessario abbattere il muro che separa il mondo adulto, quello dei migranti digitali nati in un mondo analogico e cartaceo, dai digital kids che parlano il linguaggio digitale e sanno destreggiarsi nell’universo virtuale senza, però, le dovute misure precauzionali. Diventa un’esigenza improcrastinabile sensibilizzare sui pericoli nascosti nella Rete, per evitare che da formidabile strumento conoscitivo, si trasformi in trappola per pesciolini sprovveduti e poco attenti alla web reputation.
    Avv. Ilaria Caprioglio

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