Sarà inaugurato il 22 maggio il centro Entheos-IdO di Francofonte, per la diagnosi e il trattamento

Un centro dedicato, dove opererà un’équipe multidisciplinare per la diagnosi e trattamento dei disturbi del neurosviluppo, nel territorio di Franconfonte, in provincia di Siracusa, al confine con le province di Catania e di Ragusa: “Quindi si trova in una posizione nevralgica, che può abbracciare le esigenze di tanti territori e cittadini”, illustra Sabrina Scalone, psicologa e psicoterapeuta dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), che ha fortemente voluto la nascita del centro e ne sarà la responsabile. “Per questo Entheos-IdO potrà dare risposte a tante famiglie costrette in questi anni a viaggiare nelle grandi città, per recarsi in centri di eccellenza o nei grandi ospedali pubblici. O ancora, famiglie costrette ad accontentarsi delle possibilità di riabilitazione offerte dal territorio, che spesso privilegiano alcune parti o dimensioni del disturbo piuttosto che proporre interventi più ampi e inclusivi, sia per il bambino che per la famiglia”.

L’ianugurazione è prevista il 22 maggio (trasmessa in diretta sulla pagina Facebook dell’Istituto di Ortofonologia – IdO) e sono numerosi gli ambiti di intervento: prima infanzia, diagnosi precoce dei disturbi dello spettro autistico e del neurosviluppo, prematurità, ritardo psicomotorio e plusdotazione, disturbi del comportamento, disorganizzazione del movimento, disarmonia emotiva. Nel nuovo centro il modello DERBBI (Developmental, Emotional Regulation and Body-Based Intervention) dell’IdO sarà declinato su tre parole d’ordine: evolutivo, integrativo e innovativo. Spiega ancora Sabrina Scalone: “Quando parliamo di modello evolutivo non ci riferiamo solo all’evoluzione, allo sviluppo del bambino in sé e alla sua crescita, ma anche all’evoluzione del disturbo, delle tipicità e delle atipicità che il bambino presenta nel corso della sua crescita. È, inoltre, un modello integrativo perché integra più livelli e professionalità diverse, soprattutto integra le famiglie: mamme e papà sono parte integrante del processo di cura di un bambino”, e innovativo “perché si propone in un territorio con degli atteggiamenti valutativi e terapeutici nuovi, mai messi in campo, ad esempio per la lunghezza del trattamento. Innovativo perché vuole offrire a queste famiglie qualcosa di nuovo che possa soddisfare e accogliere la complessità che tali disturbi presentano”.

Sensibilizzazione e formazione

L’équipe multidisciplinare sarà composta da neuropsichiatra infantile, pediatra, osteopata, logopedisti e psicomotricisti e potrebbero farvi parte anche musicoterapeuti, educatori e operatori per le terapie domiciliari. “Il modello DERBBI, denominato progetto Tartaruga, coinvolge per la prima volta in maniera forte il pediatra in una problematica troppo spesso delegata al neuropsichiatra infantile, ai terapisti e allo psicoterapeuta”, racconta Anna Maria Ippolito, pediatra dell’Azienda ospedaliera per l’emergenza Cannizzaro di Catania, che sarà consulente pediatrica del centro. “Il lavoro dell’IdO ci consegna strumenti importanti per lo screening e il monitoraggio del bambino con vulnerabilità del neurosviluppo nella fascia 0-2 anni. Come pediatra consulente del centro sarò di supporto nella sensibilizzazione e nella formazione sul territorio delle realtà che si prendono cura dei bambini: altri pediatri, famiglie e scuole”.

L’attenzione è rivolta anche alla formazione dei pediatri ospedalieri rispetto al riconoscimento dei sintomi dei disturbi dello spettro autistico: “Mentre il pediatra di famiglia segue il bambino fin dalla nascita e può osservare i segnali predittivi, non è così per il pediatra ospedaliero”, dice ancora Anna Maria Ippolito, e conclude: “Il pronto soccorso pediatrico è un osservatorio privilegiato che ci permette di vedere uno spaccato importante della società e delle famiglie. Ad esempio, registriamo una percezione esagerata nei confronti di situazioni avvertite come pericolose, ma che potrebbero essere gestite in maniera diversa. Una percezione che fa emergere un senso di inadeguatezza del ruolo genitoriale in una società portata all’ansia e alla preoccupazione estrema. Vediamo adolescenti, e sempre più spesso anche bambini, con problemi di ansia, attacchi di panico durante le ore di scuola. Una situazione che è peggiorata con il lockdown”.