Al Congresso nazionale della SIP affrontati diversi temi del mondo della pediatria, a partire dalla necessità di riforma del sistema di cure pediatriche

Carenza di pediatri, malattie croniche, terapia genica, malattie di genere, long COVID, obesità, miopia. La Società Italiana di Pediatria (SIP) ha affrontato i diversi temi e le criticità nel mondo della pediatria e della professione nel corso del 77° Congresso Italiano di Pediatria (Sorrento, 18-21 maggio). A partire dal paradosso, sottolineato in apertura dalla presidente della SIP Annamaria Staiano, di sempre più bambini con malattie croniche (18% della popolazione pediatrica) e sempre meno pediatri specialisti per curarli. Da cui la necessità urgente di riformare l’attuale sistema delle cure pediatriche.

La SIP ha sottolineato l’importanza di riconoscere le sub specialità pediatriche per gestire l’aumento delle malattie croniche: “Sarebbe importante riconoscere sul piano normativo il valore legale delle sub specialità pediatriche come già avviene in altri Paesi europei. A tal fine la SIP ha redatto un documento attualmente al vaglio del Ministero della Salute. I bambini hanno il diritto di essere curati da professionisti adeguatamente formati per l’assistenza ai soggetti in età evolutiva”, ha affermato Annamaria Staiano. “Per questo è cruciale il riconoscimento della figura del pediatra sub specialista (ad esempio pediatra cardiologo, pediatra allergologo, pediatra gastroenterologo, endocrinologo ecc.) che può far fronte all’aumento di bambini e adolescenti con patologie croniche e gestire adeguatamente la transizione dall’infanzia all’adolescenza”.

Medicina di precisione e terapia genica

I progressi della medicina di precisione hanno portato a un cambiamento della qualità e durata di vita di bambini con malattie che prima segnavano il loro destino e cui la ricerca e le cure personalizzate hanno aperto nuove possibilità di diagnosi e di trattamento (terapie geniche, farmaci biologici, trattamenti innovativi). “Oggi disponiamo di trattamenti veramente innovativi che rientrano nella medicina di precisione, personalizzata, una vera e propria frontiera d’avanguardia per la salute dei bambini”, ha raccontato Giovanni Corsello, Editor in Chief Italian Journal of Pediatrics, spigando come sia possibile “fare una diagnosi sempre più puntuale non solo della malattia in sé, ma anche delle cause di quella patologia in quel bambino, quindi non più solo lo studio del gene ma delle singole mutazioni, dei polimorfismi, delle predisposizioni. Questa diagnosi individualizzata è la premessa per una terapia sempre più personalizzata e di precisione, una terapia che consente di trattare quel singolo bambino con quel problema genetico”.

I sintomi di long COVID

Fra i temi trattati al Congresso, è stato dato spazio alla pandemia da COVID-19 e in particolare sono stati riportati i risultati preliminari del primo studio prospettico sul long COVID condotto su bambini e adolescenti italiani, coordinato dall’Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma: il 17% dei bambini e degli adolescenti che sono stati infettati dal virus manifestano sintomi da long COVID a tre mesi di distanza. Fra questi più comuni risultano essere la congestione nasale, il mal di testa e l’affaticamento, mentre il più persistente nel tempo sembra essere l’insonnia. Si tratta di uno studio iniziato a novembre del 2021 il cui termine è previsto per marzo 2026; sono stati coinvolti 14 Centri per un totale al momento di circa 1.000 bambini e adolescenti con una pregressa infezione da SARS-CoV-2 di diversa gravità.

“Identificare le potenziali conseguenze a lungo termine del long COVID e la relazione con l’infezione acuta è importante per la gestione e la riabilitazione dei pazienti. I criteri di inclusione di questo studio sono molto stringenti in quanto prevedono di arruolare in modo longitudinale un grosso numero di soggetti che hanno avuto una recente diagnosi di infezione da SARS-CoV-2, proponendo la ricerca nei Centri partecipanti a tutti coloro che sono risultati positivi al tampone molecolare in un preciso intervallo di tempo”, ha raccontato Susanna Esposito, coordinatrice dello studio, Ordinaria di Pediatria e Direttrice della Clinica Pediatrica dell’Università di Parma, responsabile del Tavolo tecnico malattie infettive e vaccinazioni della SIP.

Una Guida per le differenze di genere

Altro tema affrontato è stato rappresentato dalla medicina di genere in pediatria, ed è stata diffusa la prima Guida sulle differenze di genere nei bambini e negli adolescenti, che affronta diverse condizioni e argomenti: “Nel 2019 la SIP ha creato un gruppo di studio sulla medicina di genere in pediatria con l’obiettivo di promuovere un nuovo approccio alla medicina, dal neonato all’età adolescenziale, che ponga una maggiore importanza alle differenze determinate dal sesso e dal genere.

Numerose sono le patologie anche in ambito pediatrico in cui si osservano differenze tra i due sessi: conoscerle può migliorare la prevenzione, la prognosi e ridurre le complicanze” ha spiegato Annamaria Staiano, cui si è unita Isabella Tarissi de Jacobis, segretaria del gruppo di studio sulla medicina di genere della SIP, aggiungendo: “Le statistiche e i numeri non ci spiegano ancora se la causa di queste diversità risieda in fattori genetici, metabolici, ormonali, ambientali o in altro ancora. Sensibilizzare non solo i medici, ma anche i genitori, a questo nuovo approccio può creare la giusta sinergia affinché diventi sempre più concreto un percorso clinico differenziato e indirizzato al genere”.

Miopia sempre più diffusa

Sul versante oculistico, è stato portata l’attenzione su come sia sempre più ‘epide-miopia‘, con un aumento della diffusione di questo difetto della vista tra bambini e adolescenti, soprattutto in età scolare. “Solitamente la miopia insorge verso i 5-6 anni, o in adolescenza (entro i 13/14 anni) e in genere progredisce per tutta l’età adolescenziale. Una miopia elevata (oltre 6 diottrie) aumenta il rischio di alcune patologie dell’occhio come la maculopatia, il glaucoma e il distacco di retina. Quello a cui stiamo assistendo è che abbiamo più bambini miopi e con forme più gravi.

È quindi molto importante la prevenzione per rallentare l’evoluzione”, ha detto Roberto Caputo, Direttore della struttura complessa di Oftalmologia Pediatrica del Meyer di Firenze, e aggiunto: “La miopia ha sicuramente una base genetica, ad esempio le popolazioni asiatiche sono più predisposte, così come lo è chi ha genitori miopi. Ma quello che ha influito in modo assolutamente preponderante sull’incremento degli ultimi 30 anni è stato l’aumento delle attività ‘da vicino’: dai demonizzati tablet e telefonini alla ridotta quantità di ore trascorse all’aria aperta.

Molti studi, infatti, dimostrano che le popolazioni scolarizzate hanno tassi più elevati di miopia rispetto a quelle rurali. E il quadro sembra essersi aggravato con la pandemia, alcuni lavori condotti in Cina hanno documentato ad esempio che l’aumento delle ore passate sugli schermi e la ridotta socializzazione hanno causato un aumento della miopia soprattutto nella popolazione 6-8 anni”, soffermandosi poi sulla prevenzione con gli stili di vita e la riduzione del rischio di progressione con le strategie terapeutiche.

L’obesità è un’emergenza sociale

Parlando di obesità infantile, da considerare un’emergenza sociale, la SIP riporta come in 40 anni il numero di adolescenti con obesità sia aumentato di oltre 10 volte e attualmente i bambini e adolescenti obesi nel mondo siano circa 120 milioni; in Italia, i bimbi con obesità sono il 9,4% del totale e quelli in sovrappeso circa il 20%.

“L’obesità è un modello precursore di malattie croniche che il Servizio Sanitario Nazionale deve affrontare in epoche successive della vita. Occorre investire sulla prevenzione di questa emergenza sociale e delle sue complicanze. Sono, infatti, in aumento anche le malattie correlate, tra cui il diabete di tipo 2, in crescita tra i bambini e che paradossalmente in passato veniva chiamato diabete dell’adulto”, ha ricordato Annamaria Staiano, sottolineando come la dieta mediterranea sia riconosciuta patrimonio dell’UNESCO: “Abbiamo questo patrimonio, cerchiamo di usarlo. Sollecitiamo le mamme ad usare prodotti quanto meno raffinati possibili: ritorniamo a una dieta del passato, sana, ricca di cereali, carboidrati complessi, che danno sazietà al bambino, senza ricorrere invece a prodotti che hanno una quantità enorme di zuccheri semplici, come succhi di frutta e bevande zuccherate, che favoriscono l’insorgenza di obesità.

È poi importante mangiare frutta, verdura, pesce, carne bianca e raramente quella rossa, usare come condimento l’olio d’oliva e limitare l’uso, se possibile evitarlo proprio, di scatolame e alimenti conservati, perché si sta osservando che gli additivi alimentari e gli emulsionanti contribuiscono all’infiammazione cronica dei tessuti, fattori di rischio per l’insorgenza di diabete e malattie infiammatorie croniche intestinali”, conclude la presidente della SIP.