Ogni anno nel mondo ci sono decine di milioni di casi di sepsi, e quattro su dieci sono in bambini con meno di cinque anni

Nel mondo si contano 47-50 milioni di casi di sepsi ogni anno, e solo due si 10 di questi si verificano in ospedale. Undici milioni i decessi associati alla sepsi, cui globalmente è associato un decesso su cinque. A riportare i dati è il Ministero della Salute, in occasione della Giornata mondiale contro la sepsi (World Sepsis Day, 13 settembre).

I bambini con meno di cinque anni coprono il 40% dei casi di sepsi e questa condizione può essere la causa della morte dal 3-4% al 24 per cento dei neonati considerando rispettivamente coloro che sono nati nei Paesi industrializzati e in quelli più poveri. I Paesi con il rischio più alto sono India, Pakistan, Nigeria, Congo, e Cina e vi sono complessivamente circa 680.000 decessi neonatali per sepsi. Accanto alla piaga dei decessi, da ricordare anche le manifestazioni cliniche gravi e la possibilità di deficit irreversibili a lungo termine.

Considerando i dati italiani, il Ministero della salute riporta come secondo alcuni studi “il numero di certificati di morte che hanno riportato sepsi è aumentato da 18.939 nel 2003 a 49.010 nel 2015 (dal 3% all’8% di tutti i decessi in Italia registrati in questi anni)”.

Il rischio di sepsi è maggiore nelle persone con malattie croniche a polmoni, fegato o cuore, in chi è senza milza o con sistema immunitario indebolito, in bambini con meno di un anno e adulti con più di 60 anni. Inoltre, il rischio è 10 volte maggiore in caso di presenza di malattie oncologiche rispetto a pazienti non oncologici. Infine, il fumo rappresenta un fattore di rischio, aumentando il rischio di infezioni respiratorie.

Per prevenire le infezioni per contrastare la sepsi, le organizzazioni internazionali (come World Health Assembly, The European Society of Intensive Care Medicine, The Global Sepsis Alliance e The Society of Critical Care Medicine) indicano: frequente igiene delle mani eseguita correttamente; applicazione scrupolosa delle misure di prevenzione e controllo delle infezioni (Infection prevention and control, IPC) nei setting di cura; aggiornamento periodico del personale sanitario in materia di IPC e infezioni antimicrobico-resistenti; disponibilità di ambienti sicuri e puliti per il parto; uso delle vaccinazioni disponibili.

Il Ministero della Salute riporta infine come documenti recenti descrivano l’uso di nuovi antibiotici per la sepsi e la possibilità di utilizzare biomarcatori per la diagnosi precoce di sepsi neonatale.