La Società Italiana di Neonatologia fa il punto su numero e volume di attività dei punti nascita, perché sia garantita la sicurezza dei neonati

Un’assistenza sanitaria in cui i neonati siano al centro, con cure sempre più individualizzate e sicure: obiettivo che non può prescindere dalla complementarità ed inscindibilità degli aspetti tecnico professionali e di quelli organizzativi. Ad affermarlo è la Società Italiana di neonatologia (SIN), che ha discusso il tema in occasione del XXIX Congresso Nazionale, svoltosi a Napoli a inizio ottobre, soffermandosi sull’importanza di una riorganizzazione dei Punti Nascita che risponda a criteri di qualità e sicurezza.

“Sono 395, secondo l’ultimo rapporto CeDAP (dati 2022), i Punti Nascita nel nostro Paese, di cui ben 96 con meno di 500 nati/anno, con circa 29.000 nascite, e soltanto 137 con oltre 1.000 nati/anno, con circa 240.000 parti. Troppi, e molti troppo piccoli. Fortunatamente le donne fanno oggi scelte più consapevoli, optando per ospedali che garantiscono sicurezza e qualità: oltre il 62% dei parti avviene nei Punti Nascita con oltre 1.000 nati/anno”, ha affermato sul tema Luigi Orfeo, presidente della SIN.

Viene sottolineato il nodo degli aspetti organizzativi, perché sia possibile, con le conoscenze tecniche a disposizione, modificare il destino delle malattie dei neonati: è necessario un allineamento e una coerenza, tra il/la paziente (livello di bisogni espressi), il momento dell’intervento (tempestività) e le cure (appropriatezza). Fondamentali dunque, in questo discorso, i volumi di attività, che esprimono il collegamento tra capacità assistenziale ed esperienza dei professionisti, e il numero dei Punti Nascita, da declinare in relazione a densità della popolazione e distanze-tempo.

La rete dei livelli di assistenza

La SIN indica quindi l’obiettivo di avere bilanciamento tra skills/distanza-tempo, con un sistema a rete con diversi livelli di assistenza: dalla fisiologia (Punti Nascita con i Consultori), ai maggiori livelli di intensità di cura (Terapie Intensive Neonatali, TIN), passando per livelli intermedi come le Neonatologie. E come numeri la SIN riporta, rispetto ai Punti Nascita: “La letteratura definisce in modo abbastanza univoco che il volume di attività ottimale dei Punti Nascita dovrebbe essere di almeno 1.000 nati/anno e che un volume inferiore a 500 nati/anno rappresenta un rischio per la diade madre-neonato”, mentre sulle TIN: “almeno 50 neonati di peso molto basso alla nascita siano un proxy indicativo di raggiungimento di livelli di esperienza sufficienti. Nelle situazioni di più bassa densità abitativa possono essere ammessi Centri di TIN con volumi inferiori; mai, comunque, meno di 25 neonati/anno di peso molto basso alla nascita”.

Guardando alla situazione italiana, ha detto ancora Luigi Orfeo: “Oggi in Italia ci sono circa 120 TIN, molte troppo piccole, molte con basso tasso di utilizzo e complessivamente un eccesso di almeno il 20% delle TIN, se ci rapportiamo al numero dei nati che, come oramai tutti sappiamo, continua a ridursi drasticamente di anno in anno. Abbiamo chiuso il 2022 con 393.997 nati, per la prima volta dall’unità d’Italia sotto la soglia dei 400.000 (CeDAP 2022) e le proiezioni per il 2023 non sono incoraggianti. Se a questo aggiungiamo la carenza drammatica di pediatri, neonatologi ed infermieri, ci rendiamo conto ancora di più di quanto sia di prioritaria urgenza una riorganizzazione della rete dei punti nascita nel nostro Paese”.

Infine, viene ricordato anche il tema della distribuzione sul territorio dei diversi livelli dei punti di offerta, che vede in Italia zone di carenza e di abbondanza, una situazione che sarebbe da equilibrare. Importante un’azione in collaborazione fra i neonatologi, per la definizione dei modelli organizzativi specifici per ottimizzare le risorse e ottenere il massimo dell’efficacia (anche rendendo disponibili documenti quali gli Standard Organizzativi per l’Assistenza Perinatale della SIN), e le istituzioni, per le regole organizzative generali e il controllo della loro applicazione.