Pubblicati sulla rivista Epidemiologia & Prevenzione i risultati del progetto sulla sorveglianza della mortalità perinatale

Le caratteristiche materne e fetali associate alla natimortalità, i fattori di rischio e le cause delle morti in utero, considerando anche gestione clinica e organizzazione dei presidi sanitari coinvolti nell’assistenza. A parlarne l’articolo “Stillbirths: results of a pilot population-based surveillance system in Italy (SPItOSS)”, pubblicato dal gruppo di lavoro ItOSS (Italian Obstetric Surveillance System) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) in collaborazione con i gruppi di lavoro SPItOSS (Italian Perinatal Surveillance System) di Lombardia, Toscana e Sicilia.

Si tratta di alcuni dei risultati del “Progetto Pilota di Sorveglianza della Mortalità Perinatale, finanziato dal Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (CCM) del Ministero della Salute e coordinato dal Reparto Salute della Donna e dell’Età Evolutiva del Centro nazionale per la Prevenzione delle malattie e la Promozione della Salute (CNaPPS) dell’ISS. SPItOSS è il primo progetto pilota di sorveglianza della mortalità perinatale su base di popolazione implementato e valutato in Italia (con l’obiettivo di favorirne l’estensione a livello nazionale), sul modello di quanto già effettuato per la sorveglianza della mortalità materna.

L’obiettivo di questo progetto, effettuato in Lombardia, Toscana e Sicilia, era la rilevazione e l’analisi dei casi incidenti di morte perinatale in un periodo di due anni (luglio 2017-giugno 2019). Sono stati segnalati 520 casi di morti in utero, 435 (83,7%) dei quali sono stati sottoposti ad audit multidisciplinare; quattro casi su dieci si sono verificati tra la 36esima e la 39esima settimana di gestazione; il rischio di morte intrauterina era significativamente aumentato per le donne di cittadinanza non italiana, in caso di gravidanza gemellare e di concepimenti ottenuti con tecniche di procreazione medicalmente assistita. Nel 10,3% dei casi c’è stata diagnosi di restrizione di crescita fetale ed è stato effettuato l’esame autoptico neonatale nel 70% dei casi e quello istologico placentare nel 90% dei casi.

La pratica dell’audit in caso di morte perinatale è stata promossa da SPItOSS, favorendo l’identificazione di criticità assistenziali e organizzative che possono essere migliorate; verrà pubblicato un lavoro che descriverà le risultanze dell’intero percorso di revisione dei casi di morte perinatale mediante audit e indagini confidenziali.