I disturbi specifici dell’apprendimento

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Dislessia

Il DSM IV definisce la dislessia evolutiva come un disturbo dell’apprendimento della lettura che si manifesta in assenza di deficit intellettivi, neurologici e sensoriali, in condizioni socio-culturali e di istruzione adeguate. La diagnosi non può essere formulata prima della fine della II elementare, sebbene sia possibile cogliere dei segni precoci già in I elementare in bambini che manifestano una significativa discrepanza tra le competenze cognitive generali e l’apprendimento della lettura. I parametri che vanno considerati per la diagnosi di dislessia sono la rapidità della lettura di brani e parole misurata in sillabe al secondo e la correttezza intesa come numero di errori commessi durante la prova di lettura. Secondo i criteri di cut-off suggeriti dal manuale diagnostico ICD-10 si formula la diagnosi di dislessia se tali parametri sono inferiori alle 2 deviazioni standard o al 5° percentile rispetto alle prestazioni attese in base alla classe frequentata o risultino di due anni inferiori rispetto alle prestazioni attese per età cronologica. La comprensione del testo non concorre alla formulazione della diagnosi di dislessia, pur dando importanti indicazioni riguardo all’efficacia della lettura. Sono descritti in letteratura diversi sottotipi di dislessia che dipendono da differenti modelli teorici di riferimento. Descriveremo le due classificazioni più conosciute. In generale, il paziente dislessico può essere un lettore rapido e inaccurato oppure un lettore lento e accurato. Mediante un approccio clinico diretto la dislessia di suddivide in disfonetica quando è colpito il canale uditivo e diseidetica quando è colpito il canale visivo (Boder 1973) . La dislessia disfonetica, più frequente, rappresenta una disabilità nell’analisi fonologica e nell’integrazione suono-simbolo: in questa forma il bambino commette errori di omissione-inversione-sostituzione di lettere e sillabe, legge frettolosamente, “tira a indovinare” le parole leggendo solo la prima o l’ultima sillaba, legge parole senza senso. Il dislessico disfonetico spesso presenta in anamnesi un disturbo del linguaggio prevalentemente espressivo. La dislessia diseidetica invece è dovuta a disturbi visuo-percettivi con difficoltà nel riconoscimento e nella memoria visiva di parole. In questa forma il bambino effettua errori speculari come inversione di lettere e sillabe e legge lentamente sillabando le parole come se le vedesse per la prima volta. Un altro tipo di classificazione si riferisce al modello di lateralizzazione emisferica. Nel soggetto normale che apprende la lettura in un primo momento predominano le strategie visuo-percettive lateralizzate a destra mentre in un secondo momento subentrano le strategie linguistiche lateralizzate a sinistra. Secondo questa teoria denominata Balance Model (Bakker 1990), i dislessici hanno uno sbilanciamento di questo equilibrio e si dividono in P-type (ovvero percettivi) e in L-type (ovvero linguistici) a seconda che prevalgano rispettivamente le strategie visuo-percettive o quelle linguistiche.

Quindi il dislessico P-Type, utilizza principalmente una strategia visuo-percettiva con ipoattivazione dell’emisfero di sinistra: la sua lettura è molto lenta, scandita lettera per lettera e sillaba per sillaba, ma accurata con pochi errori. Il dislessico L-Type, utilizza principalmente una strategia linguistica, con ipoattivazione dell’emisfero di destra: la sua lettura è rapida ma inaccurata con molti errori dovuti per lo più a tentativi errati di anticipazione lessicale.
Disortografia e disgrafia

La disortografia e la disgrafia sono difficoltà di apprendimento del codice scritto. Nella disortografia è difettoso il rispetto delle regole ortografiche e sintattiche, mentre nella disgrafia la disabilità riguarda la riproduzione dei segni alfabetici e numerici. La disgrafia è dovuta a disturbi dell’esecuzione motoria (disprassia). Tale diagnosi non può essere posta nei pazienti spastici, atassici o con disturbi extrapiramidali poiché, in questi casi, alla base dell’incoordinazione motoria vi è un disturbo neurologico organico. La diagnosi di disortografia si effettua quando il numero di errori ortografi ci scende al di sotto delle 2 deviazioni standard o al di sotto del 5° percentile in base a quanto atteso per la classe frequentata. La diagnosi di disgrafia, invece, si effettua in bambini che hanno difficoltà a gestire lo spazio grafico, non rispettano i margini del foglio, non lasciano spazi regolari tra le parole, procedono in salita o in discesa rispetto al rigo, mischiano caratteri grafici diversi, hanno difficoltà a copiare e riprodurre figure geometriche, hanno difficoltà a mettere correttamente i numeri in colonna (tabella I).

Tabella I - Classificazione dei disturbi specifici dell'apprendimento

DSA: tipologiaAbilità di apprendimento interessate
DislessiaLettura in termini di rapidità e correttezza
DisortografiaScrittura in termini di competenza ortografica e sintattica
DisgrafiaScrittura in termini di riproduzione grafica dei segni alfabetici e numerici
DiscalculiaCalcolo numerico in termini di recupero dei fatti numerici e calcolo a mente/scritto
Discalculia

La discalculia è un disturbo del calcolo numerico che investe la numerazione bidirezionale, la transcodifi ca, il calcolo mentale, il recupero dei fatti numerici e il calcolo scritto. La valutazione diagnostica riguarda la correttezza e la rapidità del calcolo, mentre il problem solving matematico non concorre alla diagnosi di discalculia.

La diagnosi può essere posta alla fine della III elementare, quindi più tardivamente rispetto alla dislessia.