L’ormone della crescita (GH) viene per lo più utilizzato come terapia sostitutiva in caso di deficit congenito o acquisito e la sua disponibilità è spesso condizionata dall’orientamento prescrittivo dei medici influenzato, a sua volta, da logiche di contenimento dei costi con improvviso passaggio, in alcuni casi, da un farmaco a un altro. Con l’obiettivo di richiamare l’attenzione a questa importante criticità, che è spesso alla base di disomogeneità assistenziali sul territorio, mobilità sanitaria tra le regioni e iniquità di accesso alle cure e acquista una rilevanza ancora maggiore in considerazione del fatto che i pazienti sono prevalentemente bambini e ragazzi e in molti casi il trattamento si protrae per tutta la vita, è stato pubblicato in una conferenza stampa un Manifesto sociale intitolato “Ormone della crescita. Continuità terapeutica e libertà prescrittiva, due principi irrinunciabili”.

“E’ interesse dei medici, così come di tutti gli operatori della sanità, la sostenibilità economica del sistema, e questo è ormai un elemento acquisito anche nella pratica clinica” ha affermato la Prof.ssa Annamaria Colao, Presidente della Società Italiana di Endocrinologia. “Tuttavia l’autonomia del medico, centrata sull’appropriatezza, non deve mai essere condizionata o messa in discussione, specie in un ambito così delicato e complesso come quello del contrasto al deficit di crescita nel quale è opportuno applicare i princìpi della medicina di precisione che, per sua natura, deve essere personalizzata. Non è quindi accettabile che un medico, che conosce caratteristiche e profilo clinico del proprio paziente, perché magari lo ha in cura da tempo, si veda costretto a sostituire all’improvviso una terapia che ha fin qui dimostrato di funzionare”.

Nel Manifesto Sociale medici e pazienti chiedono infatti logiche di politica sanitaria nelle quali agli specialisti sia riconosciuto il diritto di perseguire al massimo livello possibile l’appropriatezza nelle scelte terapeutiche. “Un aspetto fondamentale è che il device deve essere scelto sulla base delle preferenze e dell’orientamento di chi deve utilizzarlo” ha puntualizzato la Prof.ssa Mariacarolina Salerno, Presidente della Società Italiana di Endocrinologia Pediatrica. “I dispositivi possono avere anche un ruolo molto incentivante verso la terapia, favorendo quindi l’aderenza terapeutica: occorre però tener conto della tipologia dei destinatari delle terapie che, in alcuni casi, possono essere più evoluti, ma anche di individui o famiglie che hanno più confidenza con metodiche iniettive più tradizionali”.