Una revisione della letteratura ha valutato i rapporti tra vitamina D e patologie cardio-metaboliche, oncologiche, respiratorie, autoimmuni e mortalità

In assenza di una accertata condizione carenziale al momento non vi sono motivi basati su evidenze scientifiche per raccomandare somministrazione di vitamina D. A valutare il tema è stata una revisione della letteratura che ha preso in esame i rapporti tra vitamina D e patologie cardio-metaboliche, oncologiche, respiratorie, autoimmuni e mortalità mediante l’analisi di recenti studi clinici randomizzati e quelli di randomizzazione mendeliana.

In sintesi, i dati ottenuti valutando i livelli sierici del metabolita epatico (25OHD), che rappresenta il miglior indicatore dello stato vitaminico D, in mega-trial (anni 2017-2020) hanno dimostrato che la supplementazione con vitamina D in persone con normali livelli (50–125 nmol/L pari a 20–50 ng/ml) non genera benefici per la salute o di prevenzione per le gravi malattie prese in considerazione. Pertanto, al momento non vi sono motivi basati su evidenze scientifiche per raccomandare somministrazione di vitamina D in individui senza una accertata condizione carenziale.

Questi dati non contraddicono il rapporto causa/effetto tra grave carenza di vitamina D e rachitismo o la necessità di correggere uno stato deficitario a qualsiasi età. Gli autori sottolineano, inoltre, che l’assunzione di un eccesso di vitamina D sia in dosi giornaliere che in dosi urto o semi-urto – anche in profilassi – possono esporre a effetti tossici oltre a non apportare benefici. A questo proposito, viene ricordato che circa il 3% della popolazione statunitense usa integratori in libera vendita con vitamina D ad alto dosaggio.

In conclusione, sebbene la carenza di vitamina D rimanga un grave problema di salute pubblica e circa un terzo della popolazione mondiale presenti valori non ottimali di 25OHD (< 20 ng/ml), troppe persone assumono vitamina D senza chiari benefici e in alcuni casi in dosi alte. Pertanto, gli autori raccomandano di utilizzare la vitamina D con saggezza e prescriverla solo a chi ne abbia realmente bisogno.

BouIllon R et al., Nat Rev Endocrinol. 2022; 18: 96-110