“Bebe” (Beatrice) Vio è certamente una delle atlete italiane più note e amate non solo nel nostro Paese. Durante una seduta del Parlamento Europeo, Ursula von der Leyen ha elogiato la Campionessa definendola “una leader, immagine della sua generazione da cui trarre ispirazione” e “anima dell’Europa e del suo futuro”. Tutti dobbiamo esserle grati per il suo esempio positivo di una sana voglia di vivere, di comunicare determinazione nel superare le avversità e per il suo impegno civile che si concretizza prestando la propria immagine a varie campagne in ambito sociale.

Non dobbiamo, però, dimenticare che l’attuale condizione fisica della Campionessa deriva da una grave infezione invasiva da meningococco di tipo C, contratta all’età di 11 anni, per cui si rese necessaria l’amputazione di avambracci e gambe. A questo proposito, i dati più recenti (febbraio 2021) dimostrano che le forme invasive di meningite persistono nel nostro Paese con un’incidenza sostanzialmente stabile: nel 2019 sono stati registrati 189 casi di malattia invasiva da meningococco, 1.671 casi di malattia invasiva da pneumococco e 186 casi di malattia invasiva da emofilo. Negli ultimi anni sono stati, inoltre, segnalati due focolai di infezione da meningococco C in Toscana (2016) e in Lombardia (fine 2019-inizio 2020).

In questo periodo in cui la maggioranza delle attenzioni mediatiche e delle Istituzioni, anche per quanto riguarda la profilassi vaccinale, si concentra sulla pandemia da Covid-19, non dobbiamo dunque dimenticare che il vaccino rimane lo strumento più efficace per la prevenzione individuale e collettiva, sia delle varie forme di meningite batterica sia di altre malattie infettive. Dal 2013 al 2016 le coperture vaccinali hanno purtroppo mostrato un trend in diminuzione, scendendo ben al disotto della soglia del 95% raccomandata dall’OMS per ottenere oltre alla protezione dei singoli soggetti immunizzati, anche la cosiddetta immunità di gregge (heard immunity), seppure negli anni successivi (2017-2019) si sia osservata una tendenza al miglioramento (www.salute.gov.it).

Non si deve, inoltre, dimenticare che la fascia adolescenziale rimane quella meno protetta. Per quanto riguarda il meningococco C, su cui si è specificatamente impegnata Bebe Vio insieme ad Anne Geddes (Win for Meningitis), i dati dimostrano che la copertura vaccinale rimane sotto il 75% nei sedicenni e sotto il 60% nei diciottenni, mentre il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019 prevedrebbe che “durante l’adolescenza sia raccomandata ed effettuata una dose di vaccino anti-meningococcico quadrivalente ACYW135, sia a chi non l’abbia mai effettuata sia a chi abbia già ricevuto una dose” in età infantile. Come per altri indicatori sanitari si hanno forti disparità di copertura vaccinale anche tra regioni relativamente vicine (per i 16 anni: 10.2% in Umbria; 91.3% Emilia-Romagna, Dipartimento Generale Prevenzione Sanitaria, Ministero della Salute), il che indica la necessità di un maggiore coordinamento per le politiche di prevenzione.

Dunque, indipendentemente dal setting assistenziale, ogni contatto tra un medico e un adolescente – e ovviamente i suoi familiari – dovrebbe essere un’occasione per non dimenticare di effettuare una meritoria opera di educazione alla salute mediante una comunicazione adeguata ed efficace in tema di vaccinazioni. Sarà, quindi, opportuno non dimenticare di contrastare le molte fake-news su questo tema e di mettere concretamente in pratica un’attenta ri-valutazione di quelle effettivamente eseguite e promuovere attivamente un richiamo dimenticato, una vaccinazione mai fatta o un nuovo vaccino. La risposta dei giovani in tema di vaccinazione anti Covid-19 dimostra una grande sensibilità di questa fascia di popolazione su questi temi, forse più di quella adulta.